martedì 26 novembre 2013

Il potere del sorriso

A volte mi chiedo cosa esista di più bello che non appassionarsi alle cose che facciamo, qualsiasi esse siano.
Tempo fa traevo un piacere infinito dal cucinare per tante persone, preparare squisiti manicaretti, magari esotici o sconosciuti ai più, invitare gli amici a casa, imbandire lunghe tavolate creative.
E le mie serate erano sempre un successo, tra cibo, atmosfera, musica e chiacchiere non ci si annoiava mai, lo capivo anche dall'entusiasmo con cui gli amici attendevano i miei inviti.
Ebbene, da quando la mia famiglia si è 'rotta', per così dire, questa parte di me è scomparsa, come forse sono scomparsi tanti di quegli amici che affollavano le mie tavole. O forse, più semplicemente, la mia vita è cambiata, è più complicata.
Fatto sta che il piacere che trovavo nel cucinare per tante persone si è dissolto, perso chissà dove, abbandonato ad una vita che ormai non esiste più.
Tante cose sono cambiate da quando la mia famiglia si è dovuta riorganizzare, non solo il rapporto con gli amici, ma anche le mie responsabilità verso la casa ed i figli, fattori che adesso incidono quasi totalmente su di me. Ed è una gran fatica.
Ho preso ad esempio la mia svanita passione culinaria perché ricordo che svolgevo questa attività col sorriso, mentre oggi mi trovo troppo spesso coinvolta in cose che il sorriso me lo tolgono, assorta in mille pensieri allo stesso tempo.
Sono passati anni e, facendomi un'accurata analisi di coscienza, mi rendo conto di non aver mai saputo gestire bene la quantità di sorrisi che bisognerebbe elargire (ed elargirsi) durante la giornata.
A volte il lavoro ci stressa, siamo arrabbiati col mondo, siamo nervosi ed insofferenti. E il sorriso sparisce. Ma se non abbiamo il lavoro il sorriso sparisce lo stesso.
A volte non sopportiamo la gestione dei figli, ringhiamo a loro e al mondo, alla ricerca di un piccolo spazio dove rifugiarci in silenzio. Ma quando poi non ci sono i figli, o i nostri figli non stanno bene o sono infelici, il nostro sorriso sparisce con il loro.
A volte siamo semplicemente noi a non stare bene, fisicamente o psicologicamente, ed il sorriso sparisce, proprio nel momento in cui il sorriso potrebbe farci sentire meglio.
Ieri, mentre dipingevo, mi sono resa conto di sorridere, senza un motivo particolare. Dipingere resta un'attività che posso praticare solo quando sono ispirata, ma quando questa ispirazione arriva, quando colgo l'idea, questa porta con sé il sorriso. Ed è una sensazione meravigliosa, tutto ritrova un senso, tutti i problemi trovano una soluzione, ogni tassello torna al suo posto.
E l'attesa, estenuante, che i problemi si risolvano, che le cose vadano per il verso giusto, mi lascia vivere tranquilla per un po'.
Sarebbe proprio bello riuscire a far durare gli effetti benefici del sorriso… fino al sorriso successivo!


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lunedì 18 novembre 2013

L'amore, alla fine, può tutto. Evviva!

Ieri sera sono rimasta incantata da un film, nonostante non sappia dire bene perché.
In questi giorni rimango anche incantata dalla lettura di un libro, l'ultima opera della Mazzucco.
E dalle ultime notizie sui giornali.
Il tema è sempre lo stesso, e sembra essere il tema del giorno, o del momento: le coppie omosessuali, le relazioni tra omosessuali, la loro capacità di essere, o meno, dei bravi genitori.
L'ultimo lunghissimo film di Kechiche, 'La Vita di Adele', mi è sembrato così vero da non sembrare recitato. La malinconia, le lacrime, l'angoscia, l'amore, era tutto vero. Mai morboso, mai di cattivo gusto, nonostante le risate imbarazzate del pubblico, io desideravo che non finisse più. Non è una grande storia, è il racconto di una vita, ma come tale colpisce nel segno però.
L'amore è sempre giusto, l'amore può tutto: con questo sentimento sono uscita dalla sala.
Nel libro, il bellissimo e accorato appello di Melania G. Mazzucco "Sei come sei", colpisce l'impassibilità della legge italiana, che calpesta animi, sentimenti e diritti umani, togliendo ad una bambina l'amore dei suoi due padri.
La notizia apparsa sui giornali in questi ultimi giorni mi fa sperare che anche in questo paese, e non solo in Emilia (!!!), a furia di affrontare questo argomento - che forse non è più tanto un tabù - qualcosa stia cambiando. I due genitori omosessuali a cui è stata data in affido una bimba di tre anni è una chicca che farà tremare il cuore dei conservatori e dei puritani.
Evviva, mi sento di dire. Era ora.
L'amore è sempre giusto, l'amore può tutto: quale figlio, inondato dall'amore di due padri o di due madri potrà mai soffrire di carenze affettive?
Potrà e dovrà porsi tante domande, darsi tante risposte, potrà dover lottare per difendere la sua famiglia, ma ce la farà. Avrà accanto due genitori sempre pronti a spiegare le motivazioni della loro scelta.
Da grande fan di Claudio Rossi Marcelli, giornalista di Internazionale e scrittore della rubrica Dear Daddy, parteggio settimanalmente per le sue battaglie per far comprendere che una famiglia con due padri non è un atto di egoismo, ma un atto di amore.
Ecco, questo è ciò in cui credo fermamente e che mi sento di condividere con tutti voi.
Anche se il tema era diverso, il film "Tre scapoli e un bebè" ha fatto il suo dovere: la sostanza non cambia. L'amore, alla fine, può tutto. Evviva!


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martedì 12 novembre 2013

A volte è solo polvere

A volte la felicità è occultata da uno strato di polvere, più o meno spesso, che lascio sedimentare sulle cose, per indolenza o per noncuranza.
Lei è li' e non la vedo. Non la afferro.
E in quel caso non mi basta chiamare la signora Pia per una pulita.
A volte mi capita di pensare a come possano sentirsi felici e realizzate le persone che mi girano intorno,  prese da una vita piena ma diversa dalla mia.
A volte trovo noiose queste giornate in casa, che si susseguono una uguale all'altra: le docce, la cena, io che imperterrita provo ad educare i miei figli a stare a tavola. Poi però la gioia si manifesta in un po' di risate, qualche schiamazzo, a volte un urlo, poi una carezza.
A volte mi sento in gabbia, ho voglia di uscire, di farmi bella, di vedere gente, di confrontarmi, ho voglia di parlare parlare parlare... E di raccontarmi, di dare libero sfogo alle parole.
A volte invece adoro le nostre serate sul divano, noi tre attorcigliati in un abbraccio che si tramuta in spintoni giocosi, per poi restare una presa salda, sicura, piena di tenerezza.
A volte la malinconia mi assale e ho voglia di camminare mano nella mano. Ma è un dolore tondo, la malinconia, bello come il mal di muscoli.
A volte vorrei tutto diverso. Come se diverso fosse più facile, o più felice.
Ma è solo un po' di polvere. La felicità è là sotto!


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sabato 9 novembre 2013

Qui e adesso

Ho sempre amato le fiabe a lieto fine.
"E vissero felici e contenti...", o, ancora più bella, la formula di congedo delle fiabe armene: "Il loro desiderio è stato esaudito. Che anche voi possiate esaudire il vostro".
Non amo nemmeno quei film dove allo spettatore è richiesto di interpretare il finale, ne esco sempre un po' stordita, delusa, colma di interrogativi. Per non parlare poi dei finali drammatici, che forse (ma solo forse) rispecchiano di più la realtà della vita: ma perché deve andare sempre tutto male?
Ieri ho ricevuto una bella notizia, finalmente degna di una favola a lieto fine.
Una mia cara amica, dopo anni ed anni di amore a distanza, travagliato da eventi più o meno gestibili della vita di ognuno di noi, dopo aver regalato migliaia di euro alle ferrovie, mi ha annunciato che lei e il suo compagno vivranno finalmente insieme.
Mi ha raccontato di come, dopo aver trascorso anni a macinare chilometri, entrambi non abbiano mai perso di vista il fine ultimo, quello di stare insieme, un giorno, quando possibile. Hanno goduto ogni attimo di questa vita insieme ma lontana, in attesa del momento giusto.
E' chiaro che questa storia mi abbia colpita nel profondo. La ascoltavo incantata. Avrei voluto abbracciarla.
Io, con la mia ansia da tutto e subito, non sono mai stata brava ad attendere il momento giusto. Io, che con la mia emotività, parlo a sproposito, dico sempre quello che penso, non celo mai la mia impazienza. E commetto errori grossolani.
Io, che spesso non colgo l'attimo, il qui e l'adesso. Non so nutrirmi del solo amore presente, ma investo troppe mie forze sull'amore futuro, del quale nessuno mai potrà garantirmi l'esistenza.
Qui e adesso, questo è ciò che sono. Questo è ciò che ho. E magari, chissà, è anche il meglio che ho.
La mia ansia dovrà imparare a pazientare.
E forse anche io, un giorno lontano, potrò esaudire il mio desiderio.
Brava amica mia.
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martedì 5 novembre 2013

Sarò stanca, sarò esasperata, sarò intollerante...

Tornando al post di ieri... Datemi un biglietto di sola andata per un paese dove la civiltà non è solo un vocabolo sul dizionario, un paese in cui si è considerati come individuo pensante, come elemento necessario al resto della società.
Perché il nostro è una farsa, una presa in giro, un'accoltellata continua.

Umana: il nome, un programma. Si definiscono un'agenzia per il lavoro.
Ore 9:30.
Mi presento puntuale, sorridente, ben vestita e pettinata, curriculum alla mano.
Dalla hall, un locale algido e dall'acustica amplificata, dove gli ospiti attendono diligentemente seduti, mi chiamano ad un alto bancone dietro il quale una ragazzina troppo truccata e dallo spiccato accento romanesco mi chiede i miei dati personali per procedere poi con il colloquio conoscitivo.
Appesa al bancone, provvedo a sillabare sonoramente il mio nome, cognome, data di nascita, stato civile, età dei figli, indirizzo, telefono, data fine rapporto di lavoro. Informazioni disponibili per tutti i presenti, anche se non interessati.
'Si accomodi, prego, tra poco la chiamiamo per il colloquio.'
Avanti un altro. Stesso film, stesso interrogatorio. Al quale partecipiamo tutti con entusiasmo.
Un gran via vai di signore e signorine eleganti che entrano ed escono dagli uffici del retro, dove mi aspetto che cacciatori di teste stiano selezionando il candidato ideale. Un moto di aspettativa si accende anche dentro di me.
Quando è il mio turno vengo nuovamente chiamata all'alto bancone dal quale la ragazzina truccata inizia a sottopormi una serie di domande alle quali, urlando per farmi sentire (da lei e da tutti), rispondo, deducendo che il colloquio è iniziato.
Non posso crederci, e quindi chiedo, amabilmente, dove si terrà il successivo colloquio conoscitivo.
'Ma signora, è questo il colloquio, lo stiamo facendo. Se la riterrò idonea la segnalerò alle mie colleghe per un eventuale colloquio approfondito.'
Una ragazzina a cui avrei potuto dare lezioni di dizione (o di trucco) mi ha valutata, se idonea o meno, per un colloquio vero e proprio. Facendo sapere alle dieci persone in attesa la storia della mia vita personale e professionale. E liquidandomi con un 'Mi spiace, ma al momento non abbiamo posizioni per il suo profilo, non posso passarla ai colloqui approfonditi'.
Sarò stanca, sarò esasperata, sarò intollerante.
Ma sono sempre più convinta che in un paese che si professa civile, fatti del genere dovrebbero accadere solo in una barzelletta.
L'espediente di oggi, per sentirsi meglio in questo pazzo pazzo mondo, è stato pensare quanto sono fortunata a stupirmi ancora delle cose che non vanno.


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lunedì 4 novembre 2013

La vita, altrove

Vi siete mai sentiti addosso una gran voglia di ricominciare la vita altrove?
Non parlo di fuga per il weekend, ne' quella più corposa per qualche meta esotica dall'altra parte del mondo.
Intendo una fuga vera, in un luogo dove ricominciare da sconosciuti.
Questa voglia mi assale ad intervalli regolari, da sempre. E ancora non so se non averla ascoltata fino ad oggi sia stato per mancanza di coraggio, indolenza o un senso del dovere troppo radicato.
Ma devo ammettere che ogni giorno che avanza mi vede più pronta a mettermi in gioco, con figli al seguito, per cominciare altrove, come se mancasse un capitolo alla mia vita.
Credo che questa voglia coincida con la sensazione - ultimamente così radicata e profonda - di essere arrivata ad un punto per cui, qui, oggi, mi sia fermata a scaldare la sedia.
Sono arrabbiata con questo paese, sono arrabbiata con il sistema, che non consente di progettare il futuro, ma anzi, mette alle strette a tal punto che la voglia di fuga a caccia di opportunità e di aria nuova è sempre più forte.
Ci hanno stretto nell'angolo. Ci hanno tolto l'orgoglio di vivere nel Bel Paese. La possibilità di inseguire un sogno. Di credere che tutto è possibile.
Sono arrabbiata con me stessa per essere così oculata e ponderata, proprio oggi, che mi servirebbe una dose di impulsività adolescenziale per capovolgere il mio mondo e saper rispondere alla mia domanda di sempre: ma infine, sarei più felice altrove?


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martedì 29 ottobre 2013

Alla fine, anche oggi, non ci è andata tanto male

Sono una mamma sola, con due figli, di 8 e 14 anni.
E fin qui, niente di strano, se non che la mia vita è un po' più complessa di quella degli altri.
Quest'ultimo anno è stato un po' tribolato per me, professionalmente parlando.
E anche qui, niente di strano, considerando gli ultimi rapporti sulla disoccupazione nazionale.
Da gennaio ad oggi ho lavorato per due aziende con tristissimi contratti a tempo, sperando ogni volta che fosse l'azienda giusta, che al dunque avrebbe rinnovato l'offerta.
Ultimamente giro come una trottola alla ricerca di agenzie "serie", che non si professino tali senza poi avere offerte di lavoro da proporre. Ma di agenzie serie ce ne sono poche, e offerte di lavoro ancor meno. E senza offerte un'agenzia può solo raccontare frottole o prendere tempo: ci spiace, ma vengono presi in esame solo i CV dei primi 10, massimo 20 candidati, che inoltrano la richiesta. 
Considerando che i candidati sono mediamente centinaia, va da se' che molti di noi arriveranno sempre ultimi. 
Ma anche qui, niente di strano, è la vita, è una lotta.
Nell'attesa di un colpo di fortuna (perché di questo si tratta) sto cercando un'idea alternativa che mi risvegli da questo incubo. 
Sono brava, sono sveglia, sono intelligente, imparo in fretta, sono creativa, sono simpatica (non guasta mai) e cerco un lavoro (o un'idea!) che metta a frutto la mia bravura, la mia intelligenza, la mia creatività, la mia simpatia. Succederà di nuovo, lo sento.

Nel frattempo, per quanti di voi si trovano nella mia stessa condizione e si sentono risucchiati da una vita di attesa senza senso, consiglio di:
1) continuare a cercare, senza sosta, perché alla fine verrà anche il vostro turno;
2) ripetervi, più volte al giorno, quante cose belle sapete fare - e potreste fare - se solo vi dessero la possibilità. Se, in questo passaggio, scopriste di non saper fare granché, approfittate di questo tempo per imparare qualcosa di nuovo; 
3) cercare l'idea...

Alla fine, anche oggi, non ci è andata tanto male.



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